Quando ho visto “Shiruko” scritto da Mantarō Kubota , è venuta voglia anche a me di scrivere “Shiruko”.
Dopo il terremoto, a Tōkyō si erano perse le tracce di un negozio di vero shiruko ad eccezione di Umezono e Matsumura. Al loro posto, dovunque Caffè.
Ormai non possiamo più gustare quell’intenso sapore nella tazza di Tokiwa a Hirokōji. Questo per noi astemi è stata una perdita non da poco. Non solo, ma anche per noi di Tōkyō è stata una perdita non da poco. Potremmo dirci fortunati se ci fosse un locale dove poter bere un caffè che eguagli il shiruko di Tokiwa.
Ma al momento non è possibile nemmeno bere un caffè così. Anche per questo, non posso fare a meno di elencare tra le cose deplorevoli il fatto che non ci siano più locali di shiruko. Insieme alla cucina occidentale e alla cucina cinese il shiruko di Tōkyō è il numero uno ( o dovrei dire era ).
Per di più solo gli occidentali ancora non conoscono il sapore del shiruko. Se lo provassero una volta, non sarebbe improbabile lo stesso successo nel mondo così come è stato per il mahjong. Sarebbe buona cosa che i manager dell’Hotel Imperiale e delle case di ristoro provassero a consigliare una tazza di shiruko anche agli occidentali quando se ne presentasse l’occasione.
Se sorgesse qualche dubbio sul fatto che loro possano amare il shiruko così come amano il tempura, sarebbe almeno meritevole il tentativo di provare a consigliarlo.
In questo momento, tenendo tra le mani una penna, mi figuro la scena di sette o otto occidentali, uomini e donne, che in un lontano club di New York, sorseggiando una tazza di shiruko, parlano dei problemi di divorzio di Charlie Chaplin.
E poi ancora, un pittore occidentale in un caffè di Parigi che sorseggia una tazza di shiruko …
Immaginarsi queste cose è certamente un lavoro da perditempo. Ma figurarsi un vigoroso Mussolini che, sorseggiando una tazza di shiruko pensa alla folla ai suoi piedi, solo questo forse sarebbe ridicolo.
7 Maggio, 1927